Luna-2
Denominato anche "secondo razzo cosmico", è stato il primo oggetto costruito dall'uomo a schiantarsi sulla superficie di un altro corpo del Sistema solare; nella fattispecie il nostro unico satellite naturale: la Luna.
“OGGETTO-E”
Già nel memorandum del 30 Agosto 1955 Korolev aveva accennato ad un programma d'esplorazione lunare con sonde automatiche da lanciare con il vettore 8K71. Così nell'Aprile 1957 iniziarono i lavori di progettazione per un particolare carico scientifico: “Oggetto-E”. Furono previsti quattro modelli secondo la loro missione: “E-1” (impatto con la Luna), “E-2”/“E-3” (foto della faccia nascosta e loro trasmissione a Terra) ed “E-4” (detonazione di una bomba atomica sulla faccia visibile!). Lo sviluppo dei modelli “E-2”, “E-3” ed “E-4” venne sospeso e poi cancellato.
Così furono costruite solo sei sonde modello “E-1” ed una modello “E-2a” (sintesi dei modelli “E-2” e “E-3”). Il progetto preliminare della famiglia “E-1” fu presentato il 28 Gennaio 1958. L'approvazione dello sviluppo fu emanato il successivo 20 Marzo; invece l'autorizzazione al lancio della prima navicella E-1 fu concessa il 2 Settembre.
LA SCELTA DEL VETTORE DI LANCIO
Ad inizio 1958 c'era a disposizione solo un due stadi R-7, che nelle sue varianti — l'8K71PS e l'8A91 — poteva spingere in una bassa orbita terrestre un carico di massimo di 1400 kg. L'accelerazione fornita dal vettore era di 7,9 km/s; ancora troppo poco per sfuggire alla forza gravitazionale terrestre (11,2 km/s cioè la velocità di fuga).
Per raggiungere questa fatidica soglia si doveva impiegare il doppio dell'energia a parità di carico scientifico. L'OKB-1 di Korolev e l'OKB-456 di Valentin P. Glushko lavorarono indipendentemente ad una nuova versione dell'R-7: un tre stadi con un accurato sistema di guida e un sistema di controllo del volo. I capi-progettisti presentarono così i piani finali sulle due varianti: l'8K72 (a cura dell'OKB-1) e l'8K73 (OKB-456). Entrambi utilizzavano un primo stadio comune di un missile intercontinentale (l'8K71) ed il terzo stadio denominato ‘Blocco-E′.
La scelta di sviluppare due differenti veicoli di lancio era nata da un "contrasto" fra Korolev e Glushko. Quando i piani dei propulsori per i due stadi superiori furono disegnati, a metà del 1957, Korolev si convinse che i nuovi motori dovevano essere alimentati dalla stessa combinazione di propellenti (ossigeno liquido e cherosene) usata per lo stadio inferiore.
Glushko tuttavia rimase impressionato da un nuovo propellente sintetico: la dimetilidrazina non simmetrica che in Occidente sarà chiamata UDMH (Unsymmetrical DiMethylHydrazine). Era stata proprio l'Unione Sovietica con il suo Istituto statale di chimica applicata a sviluppare per la prima volta questo innovativo propellente. Secondo i dati, l'UDMH prometteva caratteristiche energetiche più elevate rispetto alla tradizionale combinazione ossigeno liquido-cherosene.
Nel 1958 Glushko iniziò la costruzione di quattro nuovi motori che usavano l'UDMH: tre in combinazione con azoto-ossidante ed uno in combinazione con l'ossigeno liquido. Quest'ultimo era capace di una spinta nel vuoto di quasi 103 kN; però non superò i test di funzionamento. Comunque gli ingegneri alla guida di Mikhail V. Melnikov avevano già pronto un più piccolo motore di spinta da 49 kN, denominato “RD-0105”, che poteva essere subito utilizzato. Intanto Korolev era stato molto impressionato dal rapporto sul nuovo e riavviabile motore a razzo ossigeno liquido-cherosene sviluppato dall'OKB-154, alla cui guida c'era Semyon A. Kosberg.
Il cinquantaquattrenne capo progettista aveva poco interesse per lo spazio o la missilistica in generale. Era contento di stare in quel settore dell'aeronautica; ma Korolev con argomenti persuasivi riuscì a farlo collaborare nella costruzione del nuovo motore a razzo capace di accendersi nel vuoto. Così Kosberg e Korolev il 10 Febbraio 1958 firmarono un memorandum; combinando una turbo-pompa dell'OKB-154 e gli ugelli del gruppo di Melnikov si poteva costruirono un prototipo in appena nove mesi. L'autorità governative furono convinte e diedero il loro assenso ufficiale il successivo 20 Marzo.
Il ‘Blocco-E′ ed il due stadi R-9 furono sviluppati dal vice di Korolev, Vasily P. Mishin. Per lanciare un razzo nello spazio, il motore dello stadio superiore doveva accendersi mentre quello inferiore stava ancora accelerando. Infatti l'accelerazione avrebbe stabilizzato i propellenti sul fondo dei serbatoi in maniera da evitare la formazione di bolle, pericolose se "succhiate" dal propulsore.
L'accensioni e gli spegnimenti dei propulsori negli stadi erano temporizzati per avere una precisa velocità finale. Quando il ‘Blocco-E′ veniva "innestato" era poi stabilizzato da sensori giroscopici. Le temporizzazioni potevano essere inviate via radio o calcolate da un accelerometro integrato a bordo.
Il nuovo vettore, denominato ‘‘razzo cosmico’’ [raketa kosmicheskie], montava un ‘Blocco-E′ da 1120 kg. Questi poteva contenere ben 7 tonnellate di cherosene e ossigeno liquido in due serbatoi toroidali. La sua capacità propulsiva era davvero notevole: 6.000 kg in un'orbita terrestre "bassa" e ben 1500 kg alla velocità di fuga!
LA PRIMA "RETE" PER LO SPAZIO PROFONDO
Nel 1956 il governo sovietico aveva approvato l'uso degli R-7 per il lancio dello Sputnik. Questi razzi volavano grazie ad un sistema automatico di guida inerziale, ma avevano una precisione di appena 10 km intorno all'obiettivo Comunque usando un particolare sistema di controllo radio si poteva migliorare questa accuratezza fino a 2 km. Ma per intercettare la Luna ci voleva un precisione molto più accurata...
Due "punti di radio controllo" (RUP in gergo) vennero allestiti 250 km ad est e ovest del cosmodromo di Baikonur; gli impulsi trasmessi da questi punti arrivavano al transponder a bordo del razzo e poi venivano "rimbalzati" ad altre stazioni ripetitrici.
Dal tempo di ritorno dell'impulso e dall'effetto Doppler, il sistema di controllo terrestre poteva misurare la distanza radiale, la deviazione laterale dalla traiettoria prevista e la velocità.
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Il sistema di radio-controllo con RIP per il lancio di un razzo
I due RIP garantivano una precisione di 2 m/s nella velocità finale del razzo. Con la costruzione di un terzo TIP, 250 km dietro il cosmodromo, si potevano ottenere "letture" Doppler anche più accurate.
Per le missioni lunari era necessario "tracciare" posizione e velocità della sonda (unita al razzo) a distanze nell'ordine di centinaia di migliaia di km. I sistemi di tracciamento e ricezione della telemetria per l'R-7 erano progettati per lavorare solo dal lancio fino al momento in cui il vettore spegneva l'ultimo stadio. Così il progettista dei sistema di radio-guida dell'R-7, Evgeny G. Boguslavsky, si dedicò ad un nuovo sistema telemetrico per le lunghe distanze.
I comandi erano inviati da Simferopoli sui 102 MHz con un trasmettitore da 10 kW montato su un vettore di antenne elicoidali. Invece la ricezione telemetrica del ‘Blocco-E′ e della sonda avvenivano sui 183,6 [9/5 * 102] MHz o sull'onde corte. Questo sistema d'antenne era situato nel cosmodromo di Baikonur e poteva ricevere le "letture" dei sensori in due minuti. Il suo periodo "d'ascolto" durava per il tempo in cui una navicella attraversava il cielo.
I ricevitori per i dati scientifici invece furono posti nella "stazione" del monte Kochka, vicino Simeiz in Crimea. Lì c'erano dei quadripoli e dipoli che dovevano ricevere un segnale, che a bordo della sonda aveva una potenza di 10 watt, ma sulla Terra arrivava a 0,1 microwatt!
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Un computer Ural-1
Il primo sistema elettronico usato per il controllo balistico, calcolo e analisi della traiettoria fu il computer Ural-1. Molto probabilmente il controllo in tempo reale del razzo era realizzato da un altro, specifico, calcolatore.
L'Ural modello 1 era basato sulle valvole a vuoto ed alcune centinaia di diodi al germanio; la sua capacità di calcolo era di 12.000 FLOPS. Per paragone, un Pentium 4 o Athlon 64 a 2 GHz sono nell'ordine di qualche miliardo di FLOPS...Tornando al computer sovietico, questi utilizzava ‘‘parole’’ [word] da 40 bit che poteva essere un valore numerico o due istruzioni. Il calcolatore era costituito da varie unità: una a tastiera, una di controllo-lettura, due a schede perforate (una per l'input e l'altra per output), una di memoria — di massa — "a tamburo" da 1024 word cioè 5 Byte, una di memoria — operativa — a ferrite, ALU, CPU, unità di alimentazione. Questo elaboratore occupava uno spazio di 90-100 m² ed era alimentato a trifase (380 V ± 10%/50 Hz).
L'originale struttura della "rete", conosciuta come OKIK [Otdel'niy Komandno-Izmeritel'niy Kompleks, ‘‘complessi di misurazione e controllo separato’’], si componeva di tredici NIP: Baikonur vicino all'IP-1 (NIP-1), Makat vicino la città di Guriev (NIP-2), Sary-Shagan (NIP-3), Eniseisk nella Siberia occidentale (NIP-4), Iskhupi (NIP-5), Yelizovo nella penisola della Kamchatka (NIP-6), Klyuchi (NIP-7), Bolshevo ad nord-est di Mosca (NIP-8), Krasnoye Selo vicino San Pietroburgo (NIP-9), Simferopoli sul Mar Nero (NIP-10), Sartichata vicino Tbilisi in Georgia (NIP-11), Kolpashevo/Novosibirsk (NIP-12), Ulan-Ude vicino al Mar Nero (OKIK-13).
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Le tredici "stazioni" NIP nel 1957: dalla prima più ad ovest (NIP-10) all'ultima più ad est (NIP-6).
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Le stazioni della "rete" OKIK nel 1958-59; il numero vicino al punto corrisponde alla stazione.
La massima distanza di comunicazione fra una stazione NIP/OKIK ed un sonda unita al razzo non superava i 1500-2000 km. Per distanze maggiori si dovevano utilizzare l'antenne paraboliche in dotazione a NIP/OKIK-10 e NIP/OKIK-6. Come ulteriore supporto, dal 23.09.1958 c'era anche la "stazione" del monte Kochka, vicino Simeiz in Crimea.
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Il ‘Blocco-E′ |
DESCRIZIONE DEL VETTORE DI LANCIO E DELLO STADIO DI FUGA
Il compartimento dello stadio di fuga, denominato anche “E B1-6”, era isolato termicamente e dotato di un sistema radio-telemetrico sui 182 MHz. Questi codificava i dati con la modulazione di larghezza d'impulso; nei 26 canali di misurazione passavano 100 "interrogazioni" al secondo, cioè una word da 40 bit ogni 10 millisecondi. Ognuna di queste "parole" di misurazioni era composta da un segnale di riferimento (durata 7 ms) e l'impulso di misurazione (4 ms).
L'ultimo stadio era lungo 2,4 metri e pesava "a secco" — quindi senza propellenti — circa 1482 kg. Questo vettore poteva portare 360 kg all'impatto lunare in 34 ore. Avendo a disposizione 169,5 kg supplementari, venne deciso di aggiungere questa strumentazione:
1. un radio trasmettitore in modalità telegrafica ("acceso"/"spento") sui 19,997 e 20,003 [MHz] per l'invio dei dati raccolti dal misuratore di radiazioni cosmiche di bordo;
2. un trasponder radar nell'S-band (2700-2900 MHz) per la determinazione della traiettoria durante l'accensione dei motori;
3. un dispositivo a tempo capace di vaporizzare con la termite circa quattro chilogrammi di sodio;
4. uno scintillatore-contatore allo ioduro di sodio.
UN ALTRO TENTATIVO DI COLPIRE LA LUNA
I sovietici con Mechta erano passati vicini alla Luna, ma non erano riusciti a "centrarla". Così modificarono la quinta sonda E-1 e ne fecero una versione migliorata (modello E-1A). Di queste navicelle ne furono realizzati due esemplari identici.
1959 — Il 16 Giugno era previsto il lancio della prima sonda “E-1a” con la solita missione di colpire la Luna. Ma quel giorno i tecnici al lavoro sulla rampa di lancio si accorsero che un giovane tenente avevano fatto riempire il terzo stadio del vettore con cherosene normale invece che ad alta densità. Si dovette procedere allo svuotamento dei serbatoi e al loro riempimento. Così il 18 Giugno alle 08:08, la navicella “E-1a” decollò alla testa del razzo Vostok–Luna 8K72. Ma 153 secondi dopo il lancio, un'anomalia al sistema inerziale di guida obbligò i controllori di volo ad inviare il comando di autodistruzione. In Occidente, a questo oggetto venne assegnata la denominazione Luna-1959A.
DESCRIZIONE DELLA SONDA
Rispetto a Mechta differiva in vari particolari: il peso era maggiore di circa 20 kg (arrivava sui 222 kg); la disposizione delle antenne venne modificata e infine la strumentazione scientifica potenziata.
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L'interno dell'alloggiamento scientifico |
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L'elettronica intorno alla sonda nel ‘Blocco-E′ |
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Il radiotrasmettitore sui 19,993 MHz era solo i dati scientifici raccolti; invece l'quello sui 183,6 MHz era specifico per la telemetria. Quest'ultimo dispositivo, visto che aveva mostrato anomalie, fu "raddoppiato": in ogni momento poteva subentrare un sistema di riserva. Le differenze fra questi radiotrasmettitori erano altre due: 1. la frequenza era di 20 MHz invece che 183,6; 2. la modulazione era quella a larghezza dell'impulso invece che a "spostamento della frequenza portante" [FSK]. Le quattro antenne a frusta si aprivano subito dopo la separazione della sonda dall'ultimo stadio; così formavano una doppia antenna a dipolo "piegato a V".
Come nella sonde lunari precedenti non c'era un sistema propulsivo per eventuali correzioni di traiettoria. Dentro l'alloggiamento c'erano due targhe e sfere metalliche simili a quelle imbarcate su Luna-1.
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* 1959 * |
SENTIABR SETTEMBRE |
SENTIABR SETTEMBRE |
* 1959 * |
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* SOYUZ UNIONE |
SOVETSKIKH SOVIETICHE |
SOTSIALISTICHESKIKH SOCIALISTICHE |
RESPUBLIK * REPUBBLICHE |
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Gli strumenti scientifici a bordo erano:
1. magnetometro a tre componenti;
2. sei tubi di "scarica" a gas/contatori Geiger-Müller (lo stesso usato su Luna-1);
3. due rilevatori per le micrometeoriti;
4. tre contatore-scintillatore (noto anche come rilevatore Čerenkov);
5. quattro "trappole" per ioni.
In particolare:
Il magnetometro — rispetto a quello di Luna-1 — aveva un intervallo di misurazione [-1,5 ¸ 1,5 nT] ed una sensibilità maggiore (0,15 nT). In particolare quest'ultima fu migliorata di un fattore 4.
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Gli scintillatori ed i tubi di "scarica a gas" rispondevano in maniera differente a seconda della carica e dell'energia di ogni particella che incontravano. Quindi doveva essere utilizzato un dispositivo per "distinguere" le varie particelle energetiche. L'unità consisteva di un contatore scintillatore (1 ), i due tubi (2 e 3 ) e delle unità elettroniche a stato solido per amplificare e conteggiare gli "eventi" (4 ).
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Uno dei due contatori di micrometeoriti |
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Una delle quattro trappole di ioni. |
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Anche questi rilevatori d'impatto per le micrometeoriti vennero progettati dalla scienziata Tatiana Nazarova. L'area totale di rilevazione era ampia 0,2 m² invece dei 0,18 dei rilevatori a bordo di Luna-1.
Intuendo che il flusso di plasma ad una direzione potesse essere un'importante scoperta, gli scienziati cambiarono la disposizione delle trappole di ioni su Luna-2. Gli emisferi del compartimento strumentale furono spostati di 90° così che le quattro trappole di ioni avessero una sistemazione tetraedrica piuttosto che complanare, cioè sullo stesso piano.
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La partenza era prevista per le 0:49 del 6 Settembre 1959; poi il lancio fu rimandato alle 02:40:40 dell'8. Ma il Vostok–Luna 8K72 manifestò delle gravi anomalie sulla rampa; così il vettore difettoso fu sostituito con un altro uguale. Gli scienziati programmarono il lancio per le 03:39:50 del 9; ma ancora una volta il vettore presentò dei problemi tecnici. Questo ulteriore rinvio fece infuriare alquanto Korolev, che fu categorico: il decollo doveva avvenire alla successiva finestra, punto e basta.
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12.09.1959, 06:40 ▪ lancio “E-1a” numero 2
Alle 06:39:42 del 12 Settembre, la sesta “E-1” modificata (cioè la seconda “E-1A”) poté finalmente decollare. Il lancio risultò quasi perfetto; l'unica "pecca" fu il ritardo di un secondo rispetto al momento prefissato. Ai 300 km di quota (06:51:45) lo stadio finale impresse una velocità di 11,015 km/s (39.654 km/h), cioè appena inferiore alla velocità di fuga terrestre. Il sistema di "tracciamento" delle stazioni OKIK, grazie ai segnali radio ricevuti, misurava le coordinate della sonda e dell'ultimo stadio. I parametri orbitali venivano poi introdotti in un calcolatore per poter verificare la traiettoria finale.
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Traiettoria della sonda
Quando Luna-2 si trovava a 77.000 km dalla Terra ed era certo l'impatto, il famoso annunciatore Yuriy B. Levitan da Radio Mosca comunicò il lancio del "secondo razzo cosmico". Alle 12:00 questi era 126.400 km a nord della Nuova Guinea e viaggiava a 17.640 km/h rispetto la Terra.
Alle 18:42:42, con il nostro pianeta distante 156.110 km, lo stadio di fuga che seguiva la sonda liberò gli otto kg di sodio. La "nube" si espanse alla velocità di 1 km/s e apparve fluorescente nella costellazione dell'Acquario. Alle 18:48 raggiunse un diametro finale di almeno 400 km (forse anche 650, ma non è sicuro). Almeno due osservatori sovietici, nel Caucaso e nel Uzbekistan, fotografarono la nube; inoltre due bombardieri Tu-4 dotati di telescopi fecero dell'osservazioni da 10 km di quota. Alle 7 del 13 Luna-2 era a 161.250 km dalla Terra.
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12.09.1959 — Foto della "nube" di sodio rilasciata dall'ultimo stadio
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(*) ‘‘Cammino schematico della sonda rispetto sulla superficie terrestre’’
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I numeri nello schema corrispondono alle posizioni della sonda rispetto alla superficie terrestre: 1 ore 09 del 12 Settembre; 2 ore 12, 78.500 km di distanza dalla Terra; 3 ore 13, 112.000 km; 4 ore 18:40, 156.000 km - formazione della "cometa artificiale"; 5 ore, 171.000 km; 6 ore 00 del 13 Settembre, 198.000 km; 7 ore 03, 224.000 km; 8 ore 06, 250.000 km; 9 ore 09, 274.000 km; 10 ore 12, 298.000 km; 11 ore 15, 322.000 km; 12 ore 18, 346.000 km; 13 ore 21:02:24, 371.000 km — impatto con la superficie lunare. |
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- 13 Settembre 1959 -
| Impatto con la Luna |
Alle 16, quando la Terra era distante 323.880 km, la sonda entrò con una velocità di 8.342,83 km/h nel campo gravitazionale della Luna. Da quel momento gli impulsi radio emessi diventarono estremamente deboli. Alle 21:02:24, dopo aver percorso 381.133 km in 38 ore, 21 minuti e 21 secondi, Luna-2 si schiantò in una zona del Mare della Serenità alle coordinate 29°06’ nord ed 0°00’ ovest. Il sito dell'impatto era/è fra i crateri Archimede e Aristide, a circa 30 km da quest'ultimo.
I calcoli sulla traiettoria furono molto precisi: l'impatto avvenne con 84 secondi di ritardo rispetto alle momento previsto. Nell'urto, avvenuto con un angolo d'incidenza di 60° ad una velocità relativa di 11.935 km/h, furono rilasciate al suolo due sfere (una di 9 e l'altra di 15 cm di diametro) decorate con gli emblemi dell'Unione Sovietica e con il ritratto di Lenin. Si calcola che nello schianto si liberò un'energia cinetica pari a 300.000 calorie, cioè 1256 kJ o 0,349 kWh. La temperatura all'impatto dovrebbe essere arrivata a circa 25.000 °C e certamente si alzò una nube di polvere. Furono pubblicate sette osservazioni da Terra, ma si ritiene che difficilmente l'impatto potesse essere visto dal nostro pianeta.
Alle 21:32 circa lo stadio di fuga impattò poco lontano. Infatti il segnale radio proveniente dal suo trasmettitore sui 20,003 MHz non fu più udito dal grande radiotelescopio di Jodrell Bank. Anche in questo schianto furono rilasciate due sfere metalliche. Probabilmente nello stadio restavano fra i 390 e 450 kg di propellente. Il volume di materiale espulso nell'impatto fu quantificato in non meno di 270 m³.
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Siti di allunaggio delle sonde Lunik lanciate fra il 1959 e il 1976
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Una mappa della zona in cui si schiantò Luna-2 ed un'immagine ripresa da Lunar Orbiter-4 della medesima zona
Gli strumenti scientifici a bordo confermarono quello che già si sapeva sulla Luna. Dai 55 km di quota non c'era un campo magnetico distinguibile; se ci fosse stato doveva avere una magnitudine inferiore ai 15 nT. Inoltre il nostro satellite non sembrava avere una una cintura di radiazioni tipo le "fasce di Van Allen" terrestri.
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Grafico del conteggio di particelle cariche in funzione dei RE.
A 9600 km dalla superficie lunare fu rilevato un campo di gas ionizzato. Fra i 30-60 RE, cioè fra 191.344 ed i 382.266 dalla Terra, le quattro "trappole" di ioni misurarono per la prima volta l'intensità del plasma, che sarà poi conosciuto come vento solare. Aveva un flusso di all'incirca 200 milioni di ioni positivi al secondo per ogni centimetro quadrato del sensore. Ognuna di queste particelle pesava un milionesimo di grammo e viaggiava fra i 15 e 40 km/s! La variazione di energia del flusso di particelle doveva essere maggiore di 15 eV.
Infine l'autorità sovietiche assicurarono che sia Luna-2 che lo stadio di fuga erano stati sterilizzati per evitare che eventuali batteri terrestri potessero contaminare l'ambiente lunare.
AGGIORNAMENTO DEL 18 NOVEMBRE 2004:
Sven Grahn ha trovato delle notizie interessanti in un documento della Cia, l'NIE 11-5-61. Lì vengono rivelate altre (e sconosciute) frequenze di trasmissione nelle prime navicelle sovietiche. Si è così appreso che Luna-2 utilizzava anche le frequenze di 71 e 76 MHz, il cui uso era in verità "sospettato" da molto tempo.
RINGRAZIAMENTO: Vorrei ringraziare l'amico Paolo Ulivi per avermi suggerito che probabilmente la foto (10) è relativa al lancio di Luna-2. Ciò mi sembra plausibile perché le 06:40 GMT [Greenwich Mean Time, ‘‘Tempo Medio di Greenwich’’] corrispondono alle 11:40 locali di Tyuratam, dove si trova il cosmodromo “Baikonur”. |
FONTI, RIFERIMENTI, LINK DEL MATERIALE UTILIZZATO PER QUESTA SCHEDA |
x FOTO, SCHEMA, MAPPE, GRAFICO:
- schema (1): LINK;
- foto (2): LINK;
- immagine (3): LINK;
- immagine (4): LINK;
- disegno (*):vedi nota 2;
- disegno (5): LINK;
- foto (6): LINK;
- foto (7): LINK;
- foto (8): LINK;
- foto (9): LINK;
- foto (10): LINK;
- foto (11): LINK;
- foto (12): LINK;
- foto (13): LINK;
- foto (14): LINK;
- schema (15): LINK;
- mosaico (16): LINK;
- schema (17): LINK, vedi nota 1;
- schema (*): LINK, vedi nota 2;
- mappa (18): LINK;
- mappa (19): LINK;
- foto (20): LINK;
- grafico (21): LINK.
Nota 1: per una maggiore chiarezza, ho dovuto ritagliare la foto e variare il suo orientamento di 180°.
Nota 2: non è stato possibile trovare al momento il riferimento/la fonte/l'url per questo elemento grafico. Conseguentemente le linee di condotta nell'uso di questo oggetto, saranno quelle che ci sono nella pagina 'astronautica'.
x il TESTO:
• National Space Science Data Center, luna1959a (Luna-1959A);
• National Space Science Data Center, 1959-014A (Luna-2);
• Space.40, 1959-012A [nota: il testo in ceco];
• Deep Space Chronicle, 1959 - LINK [file pdf];
• AstroLink.de, LINK [nota: il testo è in tedesco];
• Epizodsspace.narod.ru, Biblioteka, 1959 - LINK [nota: il testo è in cirillico];
• Epizodsspace.narod.ru, Biblioteka, 1960 - LINK;
• Epizodsspace.narod.ru, Biblioteka - LINK;
• Epizodsspace.narod.ru, Biblioteka - LINK;
• Paolo Ulivi (“L'ESPLORAZIONE DELLA LUNA”, 28.12.2002), pagg. 25-26;
• Asif A. Siddiqi (“Challenge to Apollo: the Soviet Union and the space race, 1945-1974”), pagg. 137-187; 552 - LINK [file pdf, 64 MB, 1034 pagine];
• Gran Tour! (“Object E”), LINK;
• Sven's space place (“Object E - the early Soviet lunar probes“), LINK;
• Sven's space place (“Mission profiles of early Soviet lunar probes”), LINK;
• Sven's space place (“The radio system of the early Luna probes”), LINK;
• Sven's space place (“Space Frequency Listing, 8-50 MHz, Downlink”). LINK;
• Sven's space place (“New revelations of frequencies for early Soviet spacecraft”), LINK;
• Zarya (“Made-man comet”), LINK;
• Zarya (“Luna-2”), LINK;
• Zarya (“Early probing”), LINK;
• Zarya (“1959 Space Activities”), LINK;
• Homepage of Don Mitchell (“The soviet exploration of Venus“, “Remote scientific sensor”), LINK;
• Homepage of Don Mitchell (”The soviet exploration of Venus”, “Soviet spacecraft pennants”), LINK;
• Homepage of Don Mitchell (“The soviet exploration of Venus”, “Soviet telemetry system”), LINK;
• Homepage of Don Mitchell (“The soviet exploration of Venus”, “Biographies”), LINK;
• Homepage of Don Mitchell (“The first lunar probes”, “Cosmic rocket”), LINK;
• Homepage of Don Mitchell (“The first lunar probes”, “Lunar impact”), LINK;
• Jodrell Bank Observatory (“Jodrell Bank's role in early space tracking activities - Part 1”), LINK;
• Nasa Astrophysics Data System (“Impact of rocket Lunik II on the Moon”), LINK;
• Encyclopedia Astronautica (“Luna E-1A”), LINK;
• Spaceviees, Issue 1999.01.01 - 1999 January 1, LINK;
• Nytes.com (“On this day”), LINK;
• Marcia Neugebauer and Rudolf Van Steiger (“The Solar Wind”), LINK [file pdf];
• Nasa (“Aeronautics and Astronautics Chronology, 1959”), LINK;
• The electonic journal of astronomical society of the Atlantic: volume 3, number 10 - May 1992 ('jasa9205.txt'), LINK;
• Saguaro Astronomy Society (“The great Moon race: in the beginning...”), June 1992 - Issue #185, LINK.
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