Pioneer-6
È stato il primo veicolo spaziale (di una serie di cinque) a studiare: il Sole, i suoi fenomeni e le sue iterazioni con il nostro pianeta da una distanza di 0,7-1,2 UA. Inoltre è la sonda spaziale, potenzialmente ancora attiva, più longeva nella storia dell'astronautica.
Il 1965 fu denominato “Anno Internazionale del Sole Quieto” (International Quiet Sun Year, IQSY). Allora la nostra stella si trovava quasi al minimo del suo ciclo undecennale. L'Ames Center della Nasa assegnò alla TRW la realizzazione di cinque piccoli satelliti da porre in un'orbita solare speciale (afelio non superiore a 1,2 UA; perielio non inferiore a 0,8 UA). La prima navicella — denominata Pioneer A — sarebbe decollata entro il 1965, poi ne sarebbe seguita una l'anno fino al 1969 con l'ultima (Pioneer-E). Già nel 1963 la Nasa aveva definito gli obiettivi scientifici di queste navicelle:
a. capacità di scansioni omnidirezionali, specialmente sul piano dell'eclittica.
b. campionamento scientifico continuo.
c. "ambiente" (environment) scientifico — stabile e prevedibile — con temperature a lenta variazione, basse interferenze elettromagnetiche e deboli residui di campi magnetici.
Gli obiettivi programmatici principali erano:
a. utilizzo di vettori di lancio a basso costo;
b. un'alta probabilità di una lunga vita operativa;
c. tutte le navicelle dovevano essere capaci di operare a distanze variabili dal Sole senza ulteriori modifiche;
d. massimizzare la resa scientifica per missione, in termini di qualità e quantità d'informazione.
SPACE FLIGHT OPERATIONS FACILITY
Nell'Ottobre 1963 presso l'edificio [facility] 230 del JPL di Pasadena fu terminata la costruzione dell'SFOF [Space Flight Operations Facility, ‘‘Costruzione per le Operazioni di Volo Spaziale’’]. La sua inaugurazione avvenne il 14 Maggio 1964. Anche per questa missione, il centro di controllo era l'SFOF. Lì sono elaborate la telemetria e l'informazioni ricevute dalle stazioni terrestri d'ascolto. Poi l'informazioni elaborate sono ritrasmessa alle "rete" delle stazioni DSN. I tecnici, gli ingegneri, i controllori dell'SFOF analizzando i dati ricevuti decidono il da farsi per le varie missioni spaziali.
DEEP SPACE NETWORK
Nel Dicembre 1965 il DSN [Deep Space Network, ‘‘Rete per lo spazio profondo’’] era composta da varie DSS (Deep Space Station, ‘‘Stazione per lo spazio profondo’’). Le più importanti erano dislocate a: Woomera - Adelaide (DSS-41); Tidbinbilla - Canberra (DSS-44); Hartebeesthoek - Johannesburg (DSS-51); Robledo de Chavela - Madrid (DSS-61); Pioneer Station - Goldstone (DSS-11).
A causa della rotazione terrestre, una navicella spaziale sembra muoversi attraverso il cielo. Per mantenere i contatti per tutte le 24 ore è necessario che almeno tre "complessi d'inseguimento" siano localizzati ad un'uguale distanza longitudinale. Il complesso di Goldstone verrà poi denominato GDSCC (Goldstone Deep Space Communication Complex), quello di Canberra sarà il CDSCC (Canberra Deep Space Communication Complex) ed infine Madrid verrà chiamato MDSCC (Madrid Deep Space Communication Complex).
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1. antenna con un basso fattore di amplificazione 2. antenna ad alto guadagno 22. copertura dell'alloggiamento interno e d'isolamento termico |
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3. magnetometro 4. strutture di rinforzo dell'antenne 1 e 2 5. sensore solare 6. fissaggi dei sensori solari 7. sensore solare 8. antenna “Stanford" 15. pannelli solari 16. sensore solare 17. sensore solare 18. scudo termico 19. dispositivo per smorzare l'ondeggiamento (contrappeso) 20. alloggiamento per l'attrezzatura scientifica 21. sensore solare
9). ripiano del complesso degli strumenti scientifici 10. ugello a getto per il controllo dell'assetto 11. feritoia per il controllo termico 12. serbatoio di azoto compresso 13. fissaggi dell'interstadio 14. strutture di rinforzo |
DESCRIZIONE DELLA SONDA
La struttura principale era costituita da un cilindro chiuso (altezza: 88,9; diametro: 93,98 [